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- Scritto da Annabella Maini
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Ata è un cane ed è entrata a far parte della mia vita 15 anni fa. Oggi Ata ha più di 15 anni, il 27 aprile 2023 compirà 16 anni. È piuttosto anziana e presenta tutti i sintomi della vecchiaia. La luminosità dei suoi occhi, ora è oscurata da un velo di cataratta, probabilmente vede ancora gli ostacoli però se mi allontano troppo non è più in grado di vedermi in modo distinto. Fa fatica ad alzarsi, a volte la devo aiutare ad alzarsi: se prima riusciva a salire in auto senza problemi ora la devo sollevare. Anche la sua mente non è più come prima: prima di cimentarsi a scendere le scale esterne inizia a girare in tondo sul balconcino e devo intervenire per farla scendere. Dorme parecchie ore e le nostre escursioni e passeggiate sono diventate estremamente corte: la porto in auto in piazza castello dove inizia a gira per il prato annusando tutti gli odori che incontra.
Ma non è stata sempre così, anzi quando era una cucciola era piena di vita, era instancabile.
Mia figlia voleva a tutti i costi un cane che le facesse compagnia e così ai primi di luglio del 2007 siamo partite per Baggiovara per recarci all’allevamento della Giuliana dove vendevano Springer. L’allevatore ci ha presentato Ata ( il suo nome era Fancy, ma noi abbiamo deciso di darle un nome diverso). L’ha messa sul tavolo ed ha iniziato a descriverla affermando che era figlia di un grande campione ( è in nostro possesso un certificato di pedigree) , intanto la povera Ata tremava come una foglia per la paura. Dopo aver inserito il microchip e sborsato la cifra richiesta siamo finalmente partite per ritornare a casa. In auto c’era molto caldo così mia figlia ogni tanto le dava da bere e Ata si è accucciata fiduciosa sulle gambe di Giulia e ogni timore è scomparso: a mio avviso si è resa conto che era al sicuro.
La mattina dopo ci siamo recate dal veterinario per una visita di controllo e per procedere alle vaccinazioni di routine e il fatto più spettacolare è stato quello di osservare che Ata, senza guinzaglio, ci seguiva imperterrita nonostante fosse giorno di mercato e ci fossero tantissime persone lungo il tragitto e avesse solo tre mesi di vita.
La sua prima infanzia l’ha trascorsa in campagna: ogni estate infatti la trascorrevamo in una casa colonica sistemata da Massimo. All’inizio era un po’ timorosa ad avventurarsi nel prato davanti a casa: rimaneva sempre vicino alla porta d’ingresso, ma poi pian piano ha preso coraggio ed ha iniziato ad esplorare il grande prato verde davanti a casa. Quando era sveglia voleva sempre giocare e così andava a prendere rami caduti dagli alberi e me li portava e io dovevo lanciarglieli. Spesso dovevo interrompere ciò che facevo per prestarle attenzione. Mi ricordo che un giorno d’estate sono andata in campagna per aiutare Massimo a sistemare i tubi per annaffiare il granoturco e naturalmente Ata mi ha seguita, terminato il lavoro siamo ritornate a casa e lei era molto felice di poter ritrovarsi nella frescura tra i muri di casa, ma durante il tragitto è caduta dentro al fosso pieno d’acqua: all’inizio si è un po’ spaventata, ma poi la freschezza dell’acqua le ha dato un certo vigore ed ha iniziato a correre come una matta per il cortile di casa felice di essersi rinfrescata.
A settembre sono ritornata al lavoro e per Ata è stata una tragedia voleva venire con me a tutti i costi e così per i primi giorni di scuola la portavo con me: lei rimaneva in auto con tutti i finestrini aperti in attesa del mio ritorno. Di solito dopo tre o quattro giorni si rassegnava a rimanere a casa. Appena avevo un po’ di tempo la portavo fuori per fare lunghe passeggiate. Appena arrivavo sui Bassini la facevo giocare: lanciavo una pallina nei prati circostanti e Ata aveva il compito di andarla a riprendere e riportarla, era velocissima.
Passò così un anno e l’estate successiva decidemmo di trascorre alcuni giorni in Croazia: qui imparò a nuotare. All’inizio non ne voleva sapere di entrare in acqua, ma poi con pazienza vinse ogni timore. Io entravo in acqua mi accucciavo e la chiamavo. Lei rimaneva a riva a guardarmi: metteva le zampe anteriori dentro l’acqua e poi si ritirava, alla fine mi ha raggiunto ed è iniziato così il suo grande amore per il bagno rinfrescante. Dietro di noi sulla spiaggia di Macarsca, c’era una coppia di tedeschi che guardava e osservava con attenzione Ata, non solo, spesso la chiamavano per darle del cibo e il mio cane traditore non appena arrivavano li andava a salutare sapendo che le avrebbero offerto ottimo cibo.
Durante la stagione estiva le nostre lunghe passeggiate si interrompevano, per preferire i bagni e i giochi a Po. Come al solito il gioco, preferito da Ata, consisteva nel lanciare un pugnetto di sabbia che lei, immersa in acqua, cercava di accalappiare: evitavo che ci riuscisse, ma a volte faceva dei salti incredibili e li prendeva al volo.
Al posto della sabbia, a volte buttavo dei pezzi di fango induriti dal sole che sprofondavano immediatamente sul fondo del letto del fiume e il fatto più bizzarro era vederla immergere completamente la testa in acqua per acciuffarli: qualche vota li scovava e li riportava a riva.
A volte Igor passando con la barca assieme a Eva e ai suoi cani, si avvicinava a riva per farci salire a bordo. Ata era felicissima di questa opportunità anche perché le piaceva moltissimo stare in compagnia di Mina ( alano) e Duma ( corso). Le piaceva talmente tanto che quando sentiva il rumore di una barca, interrompeva il gioco e inseguiva la barca per un po’ pensando che fosse Igor, poi delusa ritornava vicino a me per riprendere il gioco.
Questi intrattenimenti giocosi si svolgevano anche quando trascorrevamo alcuni giorni al mare. Ci siamo recate diverse volte a Bibione e una delle ultime volte abbiamo alloggiato presso un hotel vicino alla spiaggia di Pluto. La stanza si trovava al terzo piano e quindi spesso utilizzavamo l’ascensore per salire, visto che con me c’erano anche i miei genitori non più giovani e vigorosi. Alla mattina mi svegliavo presto per condurla fuori affinché provvedesse ai suoi bisogni fisiologici. Quando entravamo nel garage sotterraneo dell’albergo, la liberavo dal guinzaglio e ritornavamo in stanza. Una mattina salii velocemente le scale e alla seconda rampa mi girai per controllare che Ata mi seguisse mi accorsi che non c’era: panico!!
Scesi trafelata e preoccupata, giunta al piano terra, vidi che Ata era seduta tranquillamente davanti alle porte dell’ascensore in attesa che si aprissero. Meravigliata e sorpresa, l’accontentai: premetti il pulsante, le porte si spalancarono e Ata salì soddisfatta dentro alla cabina.
Infelice è stata la vacanza di tre giorni ( per fortuna) trascorsa a Riccione. Ai cani era proibito entrare in acqua e non potevano nemmeno passeggiare sulla battigia, non solo, erano rinchiusi, assieme ai loro proprietari, all’interno di una recinzione molto lontana dal mare e dalla sua brezza. Un pomeriggio Massimo decise di acquistare un gelato e lasciò incautamente aperta la porta del recinto. Ata era libera e io dormicchiavo sul lettino. Massimo si sedette su una sedia davanti al bar per gustarsi il gelato, Ata lo vide e golosa com’è uscì immediatamente per raggiungerlo. Così accadde il finimondo: i bambini iniziarono ad urlare<< è scappato un cane>> come se fosse un animale feroce e pericoloso. Le urla attirarono l’attenzione del gestore che uscì dal bar e con aria truce ci rimproverò.
Annoiati e avviliti decidemmo di fare una passeggiata in viale Dante tappezzata da tantissimi distributori di palline gioco preferito dal mio cane. Ata si fermava davanti ad ogni distributore e con il muso cercava di far cadere una pallina dal pertugio. Sorpresi dal suo comportamento assecondammo il suo desiderio: dopo aver inserito la moneta, girammo la manopola ed ecco che uscì la pallina presa prontamente da Ata soddisfatta di aver recuperato lo strumento del suo gioco preferito.
Ata ha scorrazzato anche per alcuni paesi europei
Il primo anno ci siamo recati a Bran (Di Dobre Cezar - Opera propria, CC BY-SA 3.0 ro, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=21209779) in Romania dove sorge il castello di Dracula, abbiamo anche visitato il paese natio di tale personaggio storico: Sighisoara. In un secondo viaggio in Romania, abbiamo ammirato le chiese costruite in legno ad incastro patrimonio dell’Unesco, nonché il cimitero allegro di Sapanta. Ata è sempre venuta con noi sopportando questi lunghi viaggi in auto. Lungo le strade di tale stato, spesso abbiamo visto gruppi di cani abbandonati a sé stessi.
A Deggendorf in Germania, paese su Danubio ai confini con la repubblica slovacca, abbiamo cercato alloggio e non era difficile trovarlo anche perché vi erano tantissimi Zimmer Frei, ma ogni volta che chiedevamo di poter alloggiare, i proprietari ci guardavano male perché italiani, mentre lo sguardo per Ata era dolce e accogliente: se fosse stata lei a chiedere ospitalità probabilmente l’avrebbero accolta a braccia aperte.
In Olanda abbiamo ammirato i famosi mulini a vento di Kinderdijk. Era una giornata piuttosto calda ed afosa. Accanto ai mulini vi era un canale e Ata per rinfrescarsi si è gettata in acqua. Nuotò un po’ per refrigerarsi e poi è risalita sul sentiero ed ha pensato bene di scuotere l’acqua in eccesso accanto a un gruppo di turisti inglesi annaffiandoli per bene. Per fortuna questa doccia improvvisa è stata accolta con delle risate divertite anzi l’hanno pure accarezzata. Mi è andata bene!!!
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Il 16 agosto del 2021, Massimo viene a casa con una piccola scatola in mano, porgendomela, dice: << Tieni, portala in casa. Ci penso io non ti devi preoccupare.>>. Con sospetto guardo dentro e sopra un pigiama azzurro di flanella c'è un piccolo animale tutto scuro. Subito penso a un topo e reagisco con ribrezzo: << Ma cosa mi hai portato a casa...!!>>. Massimo ride compiaciuto e non risponde alla mia esclamazione. Alla fine mi decido di osservare con più attenzione e mi accorgo che si tratta di un piccolo gattino con gli occhi ancora chiusi e il cordone ombelicale rinsecchito attaccato al suo piccolo pancino.
Mi rendo conto che per sopravvivere ha bisogno di essere allattato più volte nell'arco della giornata, non solo, ma è necessario provvedere all'acquisto di latte in polvere per gattini appena nati nonché ad un biberon. Sfogliando diverse pagine web, scopro che gattini così piccoli rischiano di morire di ipotermia così mi pongo il problema di creare una dimora adeguata alle sue esigenze. Mi procuro uno scatolone robusto sufficientemente capiente e dentro metto sul fondo due borse di acqua molto calda che ricopro con un panno morbido.
Altra informazione importante è relativa alla stimolazione dell'apparato di evacuazione di urine e feci. Mamma gatta lecca i suoi gattini per stimolare queste funzioni fisiologiche, per cui capisco che anch'io dovrò trasformarmi in una madre gatta massaggiando il suo culetto.
Ha inizio così l'avventura: ogni tre ore preparo il biberon con latte tiepido che Nina ( scopro infatti che è una gattina di sesso femminile) succhia avidamente, e i relativi massaggi all'apparato anale.
Nelle foto Nina ha già un mese di vita, quando è arrivata era molto più piccola. I primi 40 giorni sono stati molto faticosi: stare sveglia fino a tardi per somministrare l’ultima poppata, oppure svegliarsi verso le 4 del mattino per iniziare un nuovo giorno di cibo e coccole. In questa impresa mi ha aiutato Massimo e Giulia quando si decideva di trascorre un giorno al mare. Altro problema che si è dovuto affrontare è stata la sua stitichezza. Leggendo in alcune pagine web, tra i diversi consigli offerti da veterinari per allevare un gatto di pochi giorni di vita, vi era anche il suggerimento di far evacuare il gatto ad ogni poppata. Ciò non si verificava con Nina, e così mi sono rivolta al veterinario di fiducia che mi ha consigliato di somministrare alcune gocce di olio di vasellina. Il problema della stitichezza si è risolto in maniera definitiva nel momento in cui Nina era libera di scorrazzare per la cucina e di procedere ai suoi bisogni fisiologici utilizzando la lettiera. Infatti quando Nina ha raggiunto quasi i 40 giorni di vita, non ne voleva più saper di essere relegata dentro allo scatolone ed ha iniziato ad uscire arrampicandosi sulle pareti per poi cadere sul pavimento. Così per evitare che si facesse male ho deciso di eliminare questa prima dimora e ho provveduto a crearle una cuccia da cui poteva scendere e salire senza problemi. Ben presto Nina ha allargato i suoi spazi di gioco e di esplorazione, fino ad uscire in giardino dove giocava felice con le foglie secche cadute dall’albero.
In questa foto Nina ha 5 mesi | In questa foto Nina tormenta gli altri due gatti: vorrebbe giocare |
Passano i mesi, a febbraio prendo appuntamento dal veterinario per sterilizzarla, Massimo e Giulia sono contrari e vorrebbero che Nina diventasse mamma. Così distico l’appuntamento e dopo una settimana Nina rimane incinta. Mi faceva impressione vedere una gattina così minuscola con un pancione enorme e secondo me avrebbe partorito sei gattini e così fu. Il 20 aprile del 2022 Nina dà al mondo sei splendidi gattini: cinque con la pelliccia rossa e una con pelo grigio fumé. Tutto sembrava andare per il meglio, ma dopo alcuni giorni dal parto, Nina inizia a stare male: un virus o un battere colpisce l’apparato digerente dando origine a una forte gastroenterite. È iniziato un vero e proprio calvario per noi ma soprattutto per Nina. Mi sono recata immediatamente alla clinica veterinaria di Suzzara dove hanno proceduto a idratarla con flebo. Lo stesso giorno di notte io e Giulia ci siamo recate alla clinica veterinaria di Levata dove è stata di nuovo idratata con flebo e in aggiunta la dottoressa ha individuato un antibiotico che le abbiamo somministrato per ben 5 giorni. Dei sei gattini ne rimangono solo tre.
Ecco i tre gattini rimasti |
Giocano sul letto ed iniziano ad esplorare il mondo |
Gelsomina sembra una certosina |
Sembra che tutto vada per il meglio, ma purtroppo verso metà maggio uno dei gattini rossi prende la scossa: la punta della lingua è andata in necrosi e così anche la mandibola. Grazie all'aiuto del veterinario di Poggio Rusco, la dottoressa Donatella e della sua collaboratrice, riesco a salvarlo: ha subito due interventi che sono andati a buon fine. Handy, lo abbiamo chiamato così, riesce a mangiare da solo, è molto vivace e gioca fino allo sfinimento con i suoi fratelli, in modo particolare con sua sorella Gelsomina. Leo, invece, tende a dormire e a mangiare molto infatti rispetto ai suoi due fratelli è un po' più calmo ed è forse per questo motivo che è anche più ciccione.
Questo
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Questo è Handy che gironzola sul letto |
Questa è Gelsomina |
Il 12 luglio avrei dovuto portarli tutti e tre per procedere alla vaccinazione, ma Handy e Gelsomina scompaiono: non sono più riuscita a trovarli, non so che fine abbiano fatto, mi auguro che qualcuno li abbia trovati e che ora vivano felici presso qualche famiglia.
Mi è rimasto Leo e sua madre Nina.
Ecco Leo, è più pesante di sua madre, ancora adesso cerca le coccole di Nina che reagisce aggredendolo. Sembra quasi che gli voglia insegnare a difendersi. Leo è molto affettuoso e vivace |
Questa è Nina dopo un anno di sventure. Ha mantenuto il suo carattere aggressivo: puoi accarezzarla solo se lo decide lei. |